di Rosa Manca
Uno degli attuali limiti della medicina consiste nella repentina riduzione dell’efficacia delle biomolecole contenute nei farmaci. Le forme farmaceutiche convenzionali infatti, una volta assunte, si distribuiscono solitamente in tutto l’organismo ed i livelli plasmatici si mantengono per un periodo di tempo relativamente breve, comportando un’azione farmacologica temporanea. Ciò implica la necessità di somministrazioni ripetute del prodotto che, oltre ad essere dispendiose, possono provocare effetti collaterali nelle cellule e nei tessuti sani.
La progettazione e realizzazione di sistemi per il rilascio modificato di sostanze attualmente costituisce una delle linee di ricerca di maggior interesse nel settore tecnologico farmaceutico. I progressi della nanotecnologia in ambito biomedico hanno permesso di sviluppare nanoparticelle che consentono di raggiungere in modo mirato le cellule target. Queste forme di dosaggio sono infatti capaci di controllare la velocità e la durata di liberazione del principio attivo in esse contenuto e, pertanto, di influenzarne il profilo di assorbimento e distribuzione, così da evitare fenomeni di sotto- o sovradosaggio e da ridurre gli effetti collaterali.
Le applicazioni delle nanoparticelle in campo biomedico
Esistono diverse applicazioni delle nanotecnologie in ambito biomedico, come ad esempio, il drug delivery, imaging medico e nano-dispositivi diagnostici
Uno dei sistemi più consolidati a livello clinico per il drug delivery, con già alcune applicazioni, sono i liposomi, ovvero vescicole artificiali formate da uno o più doppi strati lipidici che circonda una piccola area acquosa. Tali particelle hanno una buona biocompatibilità e biodegradabilità ed isolano efficacemente il farmaco al loro interno. Un farmaco che sfrutta già queste particelle è il Doxil®, il primo nanofarmaco approvato dalla FDA (Food and Drug Administration) usato per trattare il cancro al seno. Esso consiste in una forma farmaceutica che incorpora il principio attivo doxorubicina all’interno di liposomi per consegnarlo direttamente alle cellule tumorali. In questo modo, il farmaco può essere somministrato a dosi inferiori rispetto alla chemioterapia tradizionale, riducendo drasticamente il rischio di collaterali.
Ancora, polimeri naturali, quali l’acido ialuronico, possono essere utilizzati per lo sviluppo di nanovettori. Sono infatti in corso ricerche per utilizzare nanoparticelle a base di acido ialuronico (HA) al fine di ottenere un targeting attivo verso cellule di diversi tumori che esprimono il recettore CD44, che è in grado di legare HA.
Naturalmente, l’implementazione del trasporto dei farmaci non è l’unica applicazione delle nanoparticelle. Nel campo dell’imaging, l’uso di nanotecnologie ha permesso di sviluppare mezzi di contrasto più efficaci, che riescono a rimanere nel sito d’interesse più a lungo, fornendo immagini dell’interno del corpo con una risoluzione migliore.
Lo sviluppo delle nanotecnologie ha introdotto i nanomateriali anche nel settore dei dispositivi medici. Esistono, ad esempio, telecamere nanoscopiche sottoforma di capsule, che possono fornire immagini in tempo reale dell’interno dell’intestino tramite la semplice ingestione. Le immagini sono archiviate in un piccolo registratore, quindi trasferite in un apposito computer. Nel futuro questi dispositivi potrebbero addirittura incorporare sensori per il pH, per la temperatura o per l’identificazione di virus e batteri.
A chi rivolgersi per avere un supporto?
Sebbene esistano alcuni rischi associati alle nanotecnologie, le sue potenzialità sono enormi e rappresentano una forma innovativa di agenti terapeutici.
Biochem Consulting può supportare produttori e fabbricanti per lo sviluppo di nuovi farmaci e dispositivi medici nel campo della nanomedicina, per consentirne, in sicurezza, una rapida immissione in commercio.
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