di Rossana Capasso
La start-up di Elon Musk, Neuralink, ha annunciato di aver ottenuto l’autorizzazione da parte della Food and Drug Administration (FDA) per testare sulle persone il chip N1 Link, che consente al cervello umano di interfacciarsi direttamente con i computer; la comunicazione arriva direttamente dalla pagina Twitter dell’azienda californiana; “Si tratta di un primo passo importante che consentirà un giorno alla nostra tecnologia di aiutare molte persone”, annunciano.
L’azienda ha, tuttavia, dichiarato di non aver ancora iniziato il reclutamento dei partecipanti per il test e che darà presto ulteriori informazioni a riguardo.
La realizzazione di una connessione diretta cervello-computer
Neuralink è un’azienda statunitense di neurotecnologie, fondata nel 2016, con sede in California; due anni fa era stata valutata circa 2 miliardi di dollari e negli ultimi mesi ha raggiunto un valore di 5 miliardi di dollari, facendo registrare una crescita record per il settore.
Rientra tra le aziende che si occupano dell’interfaccia cervello-computer (Brain-computer interface), ovvero un mezzo di comunicazione del cervello, o parti del Sistema Nervoso Centrale, con un dispositivo esterno, come un PC.
L’obiettivo della start-up è quello di creare dispositivi da impiantare nel cervello in grado di curare persone affette da paralisi o malattie cerebrali, come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). In pratica pazienti con problemi di natura neurologica potrebbero conversare con i propri cari semplicemente spostando i cursori e digitando parole con la mente; l’interfaccia potrebbe aiutare anche chi ha impossibilità motorie dovute a lesioni del midollo spinale o chi ha difficoltà visive.
Un dispositivo grande quanto una moneta
Il dispositivo N1 Link è completamente impiantabile, invisibile e progettato per consentire di controllare un computer o un dispositivo mobile in qualsiasi posto; le principali caratteristiche:
- è sigillato in un involucro biocompatibile;
- è alimentato da una batteria ricaricabile in modalità wireless, grazie ad un caricatore compatto;
- è in grado di elaborare i segnali neurali e trasmetterli sempre in modalità wireless ad un’applicazione che decodifica il flusso dei dati in azioni;
- registra un’attività neurale attraverso 1024 elettrodi distribuiti su 64 threads;
inoltre, il dispositivo Neuralink è stato progettato per essere inserito chirurgicamente nel cervello umano da un robot, della stessa azienda, dotato di un ago in grado di collegare i 64 threads alle terminazioni neuronali del paziente.
Sicurezza del dispositivo
A causa di dubbi sollevati da FDA, sulla tossicità della batteria al litio, o sul rischio che i minuscoli fili dell’impianto potessero migrare in altre parti del cervello, o che il dispositivo potesse in qualche modo danneggiare il tessuto cerebrale in seguito alla rimozione, l’approvazione è arrivata soltanto a maggio 2023.
Ad ora il dispositivo è stato comunque testato su animali ottenendo buoni risultati: le scimmie sono state in grado di giocare ai videogiochi o selezionare immagini su uno schermo seguendo con gli occhi il movimento del cursore.
Nel frattempo altre aziende stanno lavorando ad interfacce per il controllo di computer tramite pensiero, come Synchron, finanziata da Bill Gates e Jeff Bezos; in questo caso gli studi clinici sono stati approvati dalla FDA già nel 2021, mentre la prima interfaccia è stata impiantata con successo nel 2022 negli Stati Uniti in una persona tetraplegica.
In conclusione, sebbene i potenziali benefici delle nuove tecnologie per la cura di gravi malattie siano significativi, ci sono ancora alcune sfide che devono essere affrontate:
- alcuni software sono tecnologie relativamente nuove, il che significa che c’è ancora bisogno di ricerca per comprenderne gli effetti a lungo termine;
- i dispositivi sono spesso costosi e limitano l’accesso ad una parte di pazienti;
- il contesto normativo dei dispositivi medici e dei software è in continua evoluzione, basti pensare all’ AI-ACT o all’MDR/745 (EU);
- queste tecnologie sono ancora circondate da un alone di scetticismo da parte dell’opinione pubblica;
- è indispensabile approfondire e indirizzare la formazione dei medici e del comparto sanitario all’utilizzo e alla risoluzione di problemi di questo tipo di dispositivi.
Nonostante queste difficoltà “giovanili”, queste nuove tecnologie rappresenteranno (e forse già rappresentano) il futuro per la gestione/risoluzione di patologie e/o stati patologici di cui fino a pochi anni fa una possibile cura appariva impensabile.
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